Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta

I pochi mesi in cui gli ultimi re e regina di Francia con i loro due figli vennero incarcerati in un castello alle porte di Parigi, in attesa di essere giustiziati.

 

Domenica 19 gennaio 

ore 18 e 21

20-21-22 gennaio

ore 21

 

23 gennaio ore 21 VOS (versione originale con sottotitoli in italiano)

 

Luigi XVI e Maria Antonietta vengono condotti alla Tour du Temple dove verranno rinchiusi in attesa del processo che poi li condurrà alla morte. Lo scorrere dei giorni fa emergere i diversi atteggiamenti nei confronti di quanto sta accadendo evidenziando i caratteri di ognuno. L’attesa di una fine ineluttabile letta indagando su ruoli pubblici e psicologie individuali. A Luigi XV viene attribuita la frase “Dopo di me il diluvio”. Questa sembra poter essere la chiave di lettura di un film coraggioso come quello di Gianluca Jodice.

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Il diluvio è la rivoluzione e ciò che essa causa negli atteggiamenti e nelle psicologie della coppia reale e di chi l’accompagna verso quella lama che, prima o poi, taglierà le loro teste. Jodice manifesta coraggio innanzitutto nell’andare a scavare in profondità nelle psicologie di due personaggi storici che appartengono alla cultura francese che sappiamo quanto sia gelosa del proprio patrimonio storico (molto più di alcuni italiani nei confronti di Enzo Ferrari).

Altrettanto coraggio mette in gioco in un film tripartito in cui, in ognuno dei capitoli, utilizza la camera e le luci in maniera diversa ottenendo un risultato estetico di tutto rilievo. La scelta poi di basarsi sui diari di Cléry, valletto del re a cui venne concesso di accompagnare la famiglia reale nella detenzione, offre lo spunto per uno sguardo dall’interno per un film che inizia dove solitamente tutti gli altri che si sono occupati di questo re e di questa regina si avvicinano alla conclusione.

Grazie alle consistenti protesi che lo rendono irriconoscibile Guillaume Canet offre al suo Luigi la possibilità di affrontare con innumerevoli sfumature la trasformazione da maschera a volto. Lo si osservi nella sequenza iniziale quando scende dalla carrozza già prigioniero ma sentendosi ancora re sia nell’incedere che nella possibilità di non usare parole per far valere la propria autorità. Lo si segua poi nei momenti che ce lo mostrano infantile, nei tentativi di negare la realtà per poi osservarne le posture finali.

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