Il tempo che ci vuole

Un padre e sua figlia. Gli anni di piombo e la “generazione scomparsa”. Un film autobiografico che sa di vita e di cinema.

Domenica 3 novembre

ore 18 e 21

4-5-6 novembre

ore 21

Un padre entra nel laboratorio di ceramica della figlia e la maestra gli consegna la statuetta di un cane. “L’ha fatto tutto la bambina?”, chiede il padre, sorpreso dalla qualità del manufatto. Quel padre è il regista Luigi Comencini, e in quel suo dubbio è contenuta l’insicurezza con cui sua figlia Francesca farà i conti per tutta la vita, nel confronto con un genitore gigantesco per talento, fama e personalità. Un genitore che per lei ha avuto tempo, ascolto e attenzione, come l’ha sempre avuto (anche nel suo cinema) per tutti i bambini, ma nel cui cono d’ombra Francesca si è mossa a disagio, sempre preoccupata di “essere in campo” al momento sbagliato, contemporaneamente visibile e invisibile ai propri occhi e a quelli di quel padre ingombrante e venerato.

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Ci vorrà tanto tempo, e il passaggio (in ombra, appunto) attraverso alcuni anni difficili, perché padre e figlia trovino un rapporto meno sbilanciato e conflittuale, e perché Francesca diventi a tutti gli effetti “collega” di un artista che ha lasciato il segno nel cinema italiano.

Comencini ricorda “come era esclusiva la tenerezza che univa” lei e suo padre, e come certi legami cancellino tutti gli altri intorno, o quantomeno vadano raccontati senza interferenze, ancorché amorevoli. Ed è significativo, cinematograficamente parlando, che Francesca sia tornata a raccontare suo padre in forma direttissima dopo averlo raffigurato in forma traslata in Le parole di mio padre come una figura elusiva e autoritaria, appoggiandosi a Italo Svevo per mettere in scena, timidamente e di sfuggita, il suo rapporto difficile con il patriarca Luigi. 

Oggi la consapevolezza adulta, forse anche la propria esperienza genitoriale, le permettono di affrontare di petto quella figura paterna che ha adombrato e allo stesso tempo illuminato la sua vita, e nel farlo la regista e sceneggiatrice riesce a raccontare la bellezza e complessità del legame fra un padre e una figlia, ma anche il ruolo centrale che il cinema ha avuto per entrambi, e nell’immaginario di noi spettatori. 

Il tempo che ci vuole è infatti attraversato dal cinema, non solo quello di Luigi e Francesca Comencini, ma anche quello di chi del cinema è stato pioniere, come Georges Méliès, e di chi l’ha saputo reinventare in Italia, come Roberto Rossellini.

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